Alimentazione forzata dei rettili Articolo di Dr. Matteo Rossi, Medico Veterinario
Introduzione
E’ frequente, nella pratica ambulatoriale veterinaria, ricorrere all’alimentazione forzata dei pazienti rettili.
Le cause che portano alla scelta di tale intervento sono molteplici, ma vengono generalmente ricondotte ad una incapacità da parte dell’animale, ad alimentarsi spontaneamente, per disoressia (alterazione dell’appetito) o anoressia (mancanza dell’appetito; vedi articolo: “anoressia e dimagrimento nei rettili”; M.Rossi; www.rettili.net).
Indipendentemente dai motivi che portano il veterinario o il proprietario ad adottare questo rimedio pratico per nutrire un animale che presenta problemi ad alimentarsi spontaneamente, è necessario che i metodi di alimentazione forzata dei rettili, siano eseguiti da una persona esperta, poiché l’errata metodica può causare seri problemi alla salute dell’animale.
L’alimentazione forzata dei rettili, in alcuni casi, rappresenta l’intervento di supporto necessario (in alcuni casi l’unica risorsa) ad altri trattamenti medici, che nel loro insieme mirano alla sopravvivenza di animali gravemente debilitati, eccessivamente dimagriti e disidratati.
In altri casi, tuttavia, tale intervento viene adottato erroneamente, senza valutare i reali benefici apportati, risultando inutile e/o dannoso per la salute dell’animale, per scarse conoscenze della biologia e dell’anatomia del rettile, delle tecniche corrette di somministrazione involontaria dell’alimento, per eccessivo stress per l’animale.
Le modalità di somministrazione del cibo vanno, necessariamente, adattate ai diversi casi clinici, e dipendono inoltre dallo stato generale di salute dell’animale, dalla specie di apparteneza, dalle dimensioni corporee, dalla natura dell’evento morboso.
Fig. 1: Siringhe in acciaio inox e vetro graduate, regolabili, utilizzate dall’autore per l’alimentazione forzata di animali di medie e grandi dimensioni. Le siringhe sono smontabili e autoclavabili (sterilizzabili) in ogni singolo componente; è possibile regolare la pressione esercitata durante la somministrazione di cibo liquido e semiliquido, grazie alla regolazione del cilindro in silicone. L’utilizzo di tali siringhe è preferibile a quello di siringhe in plastica, oltrechè per possibilità di regolare la pressione esercitata durante la manualità, anche per il maggiore diametro del foro d’uscita del “becco”, e per l’adattabilità a sonde di gomma o silicone di diverso diametro (foto del Dr. Matteo Rossi).
L’alimentazione forzata di un rettile rappresenta, come già detto, un evento stressante per l’animale, e se non effettivamente necessaria per la sua sopravvivenza, può influenzare negativamente il suo sistema immunitario, favorendo una immunodepressione, che lo rende più sensibile alle malattie e ne diminuisce la capacità di reazione verso queste.
In linea generale, si può dire che l’alimentazione forzata rappresenta l’apporto involontario di sostanze nutritive.
L’alimentazione forzata, oltre a rappresentare uno stress per l’animale può non essere priva di rischi. E’ possibile, infatti, provocare danni ai tessuti o agli organi dell’animale (lacerazione dell’esofago, della trachea, ecc.) alimentato forzatamente, per eccessiva forza impiegata durante la manualità, per dimensioni o quantità eccessive di cibo, per aspirazione di liquidi nella trachea e conseguente soffocamento o polmonite ab ingestis, ecc. Si dovrebbe fare attenzione soprattutto agli animali di piccole dimensioni o a quelli particolarmente debilitati (problemi di deglutizione, patologie respiratorie, ecc.). Con l’alimentazione forzata (soprattutto se prolungata per lunghi periodi di tempo) si possono instaurare patologie nutrizionali (vedi art.”Patologie nutrizionali nei rettili”; M.Rossi) legate ad errori alimentari dovuti a insufficiente o eccessiva integrazione di sostanze nutritive (ipo- o ipervitaminosi, carenza di calcio o eccessiva somministrazione, diete ipo- o iperproteiche, ecc.) che possono aggravare, talvolta, lo stato di salute dell’animale. Inoltre si ricorda che alcuni rettili vanno alimentati più volte al giorno (ad es. una giovane iguana), altri (come i grossi boidi) una sola volta alla settimana o anche più.
MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE
Ciò che bisogna tenere in considerazione, quando si opta per l’alimentazione forzata di un rettile anoressico, debilitato, realmente a rischio di vita, è: la specie di appartenenza, la dimensione corporea, lo stato metabolico, l’anatomia e la fisiologia dell’apparato digerente, la tecnica scelta nel caso specifico, l’esperienza dell’operatore (è consigliabile l’intervento di un veterinario specializzato o di un’altra persona esperta), il carattere dell’animale.
Il cibo introdotto forzatamente può essere solido, semiliquido o liquido.
A titolo di esempio un serpente può essere alimentato con una preda intera (è preferibile tagliare le unghie e i denti incisivi della preda per evitare lacerazione dell’esofago), di dimensioni ridotte rispetto alle prede utilizzate per l’alimentazione volontaria, facilitando la progressione attraverso la bocca e l’esofago grazie ad una preventiva lubrificazione della preda stessa, “mungendola” caudalmente, esercitando, cioè, una leggera e progressiva spinta manuale del bolo attraverso l’esofago fino allo stomaco.
Tale operazione richiede l’apertura forzata della bocca dell’animale (i materiali usati per tale operazione devono minimizzare i rischi di traumi dentali, lesioni della mucosa, lussazioni della mandibola); in alcuni casi è sufficiente
porre la preda nella bocca del serpente, retrarla gentilmente in direzione anteriore mentre si effettua una leggera pressione sulla testa dell’animale, in modo da ancorare i sui denti (orientati caudalmente) al corpo della preda, che verrà deglutita spontaneamente dal serpente una volta che quest’ultimo viene riposto nel terrario.
Per l’alimentazione forzata dei rettili (serpenti, sauri, cheloni) possono essere usati anche sonde esofago-gastriche (per evitare aspirazione accidentale), cioè tubi di plastica, di gomma, di metallo, di silicone, grazie alle quali viene somministrato cibo liquido o semiliquido. Il cibo liquido o semiliquido può essere somministrato direttamente nel cavo orale, a piccole dosi ripetute, ma ciò aumenta il rischio di aspirazione da parte dell’animale, per difficoltà del riflesso di deglutizione o per errore dell’operatore (eccessiva quantità, erroneo posizionamento della siringa, ecc.). In tutti i casi, il cibo dovrebbe essere preventivamente riscaldato prima della somministrazione, evitando di portarlo a temperature eccessive che potrebbero causare ustioni della mucosa orale, dell’esofago e dello stomaco. In alcuni casi (frequentemente nelle tartarughe) è necessario l’utilizzo di sonde faringostomiche e gastrostomiche (tubi che vengono inseriti direttamente, attraverso la cute, nell’esofago e nello stomaco, rispettivamente, da parte di un medico veterinario!), ad esempio quando si riscontra eccessiva difficoltà nell’apertura della bocca del rettile, o l’animale è particolarmente aggressivo o pericoloso, o in altri casi per limitare l’eccessivo stress apportato con il maneggiamento e la contenzione.
CONCLUSIONI
Come si può intuire da quanto ho scritto precedentemente, l’alimentazione forzata è da scegliersi solo in caso di reale necessità (esistono diverse tecniche che aumentano l’appetibilità del cibo, stimolando l’appetito dell’animale, che vanno tentate prima), non deve essere improvvisata, e perciò ci si deve affidare a mani esperte, poiché i rischi per la salute dell’animale, in alcuni casi già compromessa, sono elevati.
Spesso questo metodo di alimentazione è necessario per la sopravvivenza del rettile, ma vanno analizzati correttamente i reali benefici e le controindicazioni del trattamento, valutando ogni singolo caso clinico.
Anche la scelta dell’alimento (contenuto in nutrienti, grado di digeribilità, apporto energetico, forma fisica, quantità,ecc.) deve essere analizzata con attenzione, evitando degli squilibri alimentari che possono causare patologie metabolico-nutrizionali degli animali già malati in modo critico.
In linea teorica si considera necessario un intervento di alimentazione forzata in caso di anoressia cronica e dimagrimento eccessivo, con perdita di peso del 10% ca. in breve tempo o del 20% ca. in modo cronico. E’ di fondamentale importanza evitare una sovralimentazione del rettile debilitato (questo dovrebbe ricevere circa il 40-70% dei fabbisogni energetici di un animale sano), che porterebbe a disordini metabolici e digestivi, frequenti ad esempio utilizzando alcuni “cocktail self-made”, ottenuti mescolando diversi nutrienti (uova, carne macinata, multivitaminici, integratori minerali, cibo per cani e gatti, ecc.) che risultano sbilanciati quali-quantitativamente. L’integrazione di alcune sostanze nutritive al cibo durante l’alimentazione volontaria non rappresenta una modalità di alimentazione forzata, ma solo un supporto nutritivo alla dieta normale, in un momento in cui l’appetito dell’animale è buono.
Alcuni nutrienti o farmaci (se necessari) possono essere aggiunti alla normale dieta quando lo stimolo dell’appetito non è alterato, posizionando eventuali compresse, capsule, ecc. (o iniettando liquidi) all’interno della preda (nella cavità addominale, nell’esofago, ecc.), polverizzando o bagnando il cibo (invertebrati, vegetali, ecc.) con preparazioni che contengono tali sostanze nutritive o farmaci; queste diverse metodologie di integrazione possono essere seguite anche in caso di alimentazione involontaria, facilitando contemporaneamente la nutrizione e l’assunzione di nutrienti e/o farmaci.
articolo di Dr. Matteo Rossi, MEDICO VETERINARIO, (Bologna),
e-mail: zoodvm@hotmail.com